L’azienda di Parona ha presentato due case history emblematiche su come si vincono le sfide apparentemente impossibili.

Spesso quello che ci sembra impossibile lo è solo finché lo riteniamo tale: quando ci convinciamo di poterlo risolvere, un problema apparentemente impossibile si può addirittura trasformare in una grande opportunità. È una regola d’oro sul lavoro, nella scienza, nello sport, e in generale in ogni aspetto della vita in cui siamo chiamati ad affrontare un ostacolo. Chi lavora per Intals, la società con stabilimento a Parona che si occupa di recupero dei rottami di alluminio per fonderli in leghe che saranno utilizzate per produrre nuovi oggetti, sa che molti dei suoi successi dipendono proprio dal coraggio di accettare sfide impossibili: recentemente il direttore dello stabilimento, Paolo Gastaldi, ha presentato due case history aziendali estremamente emblematiche in questo senso. L’occasione è stata l’evento “Making the impossible possible” creato da Profexa Consulting, società specializzata nello sviluppo delle risorse umane e dell’organizzazione aziendale, che ha raccolto casi di eccellenza in cui sogni apparentemente impossibili sono stati realizzati.

Il primo sogno impossibile presentato da Gastaldi è stato quello di riuscire a trasformare le scorie della produzione in qualcosa di utile e utilizzabile, visto che contengono ancora sostanze preziose come alluminio, sale e ossidi. Realizzare questo sogno significava trasformare un problema – ogni anno Intals produce ben 60.000 tonnellate di queste scorie che è complesso e costoso smaltire – in una opportunità: e così è successo, perché Intals già diversi anni fa è riuscita a sviluppare, realizzare e brevettare un processo di trattamento e valorizzazione delle scorie che recupera alluminio e sale ma soprattutto produce l’ArgAlum®, un additivo che ha avuto molto successo nel mondo dell’edilizia dove è utilizzato per la produzione di cemento, mattoni e lana di roccia. Recentemente l’ArgAlum® ha conseguito anche l’EPD (Environmental Product Declaration), una certificazione internazionale delle caratteristiche di ecocompatibilità del prodotto. E a coronamento di tutto questo è stato accolto permanentemente nell’archivio storico del Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci di Milano, come esempio emblematico di un processo di valorizzazione delle risorse e di salvaguardia dell’ambiente.

La seconda case history presentata da Intals ha a che fare con la funzione sociale dell’azienda e la sua attenzione per il territorio che la ospita: riguarda la disoccupazione giovanile, un problema purtroppo sempre più diffuso, aggravato da un sistema scolastico che spesso non prepara adeguatamente al lavoro e da una crescente indisponibilità a investire sui giovani da parte delle aziende. Per dare un contributo tangibile e immediato alla soluzione di questo problema, da un paio di mesi è iniziata la prima edizione della Scuola di stabilimento di Intals, un semestre di training on the job che Intals offre a un gruppo di neo diplomati del proprio territorio, con sessioni di lavoro nelle varie aree dello stabilimento e momenti di formazione in aula, sempre con un’impostazione molto concreta e immediatamente utile. I 9 ragazzi e ragazze che partecipano a questa prima edizione sono seguiti dai responsabili delle varie aree aziendali che svolgono funzioni di coaching e di tutoring personalizzati. L’obiettivo, anche in questo caso, è stato quello di realizzare un sogno apparentemente impossibile: creare un percorso di formazione professionale che diventi un punto di riferimento per i neo diplomati della zona, completando l’offerta delle scuole tradizionali con esperienze sul campo che possano dare ai giovani utili strumenti per affrontare con successo le sfide future. E l’entusiasmo dei partecipanti, sia i giovani ma anche i responsabili e i tutor che stanno vivendo con grande partecipazione il proprio ruolo, è già un primo emblematico indice del successo dell’iniziativa.

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